ADDIOPIZZO E I BENI COMUNI

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2 Luglio 2013

beni_comuni_0Quest’anno l’ottava edizione della Festa del Consumo critico di Addiopizzo è stata dedicata al tema dei Beni comuni, obiettivo rispetto al quale pian piano stiamo innovando la nostra strategia socio-politica, grazie anche al consolidamento della rete di consumo critico “Pago chi non paga” perseguito con il progetto PON Sicurezza, di cui è beneficiario l’ufficio del Commissario Nazionale Antiracket.

Beni comuni è un nuovo orizzonte d’azione, è un paradigma emergente, è espressione di un’intelligenza collettiva che si esprime a livello locale, nazionale ed internazionale grazie alla feconda collaborazione tra movimenti sociali, giuristi e ricercatori. Beni comuni esprime la tensione evolutiva verso una superiore capacità di risolvere problemi, attraverso la collaborazione e l’innovazione.

Beni comuni è però anche un’espressione che rischia già di divenire fumosa, vuota, retorica.

Perché ciò non avvenga Addiopizzo ha fatto sua una definizione forte di Beni comuni, quella proposta dalla cosiddetta Commissione Rodotà. La Commissione sui Beni Pubblici, presieduta da Stefano Rodotà, è stata istituita presso il Ministero della Giustizia, con Decreto del Ministro, il 21 giugno 2007, al fine di elaborare uno schema di legge delega per la modifica delle norme del codice civile in materia di beni pubblici.

In estrema sintesi questa riforma da noi fortemente auspicata prevede una profonda ridefinizione di cosa è pubblico e introduce, appunto, la categoria giuridica di Beni comuni.

Per contrastare Cosa nostra riteniamo fondamentale rinnovare profondamente la cultura (anche giuridica) dei beni pubblici, materiali e immateriali. Perché questo accada servono politici onesti e credibili che devono esser giudicati soprattutto in base a come gestiscono e amministrano i beni di tutti i cittadini, quei beni pubblici che non possono esser considerati come costi da tagliare o cose da vendere per far cassa.

La politica deve ritrovare il senso della sua esistenza nella cura dei beni pubblici, e quindi recidendo per sempre ogni tipo di legame con Cosa nostra e tutte le altre forme di criminalità organizzata che con settori dell’imprenditoria e della politica formano sistemi di potere mafioso.

I Beni comuni – come avremo modo di approfondire via via – sono determinate risorse naturali, i beni culturali e ambientali, esprimono utilità funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali nonché al libero sviluppo della persona, e sono informati al principio della salvaguardia intergenerazionale delle utilità.

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